domenica 2 giugno 2013

Lise Meitner: una scienziata che non ha perso la propria umanità.

I giornali sono soliti mentire con lealtà. Nel caso di Lise Meitner, però, ci aggiunsero una buona dose di idiozia. Come quel quotidiano berlinese che nel 1926 incappò in uno spettacolare refuso riferendo che  “l'Esimia Professoressa Meitner ha inaugurato l’anno accademico con una lezione di fisica cosmetica». 
Si trattava, ovviamente, di fisica cosmologica, ma lo svarione aderiva perfettamente al pensiero di quasi tutto il mondo contemporaneo e sicuramente di tutto il mondo della ricerca scientifica che considerava una donna in laboratorio opportuna come una bestemmia in chiesa. Lise Meitner, tuttavia, accoppiava ad una solida passione per la fisica e la chimica anche la giusta umiltà e determinazione. L’incarico di professore (la prima di sesso femminile in Germania) giungeva dopo anni di devozione alla causa scientifica. Nata a Vienna nel 1878 da una famiglia ebrea non praticante e convertita al protestantesimo che la educò con liberalità, Lise fu subito attratta da un mondo, quello della ricerca, precluso alle donne. Sostenne da esterna gli esami di liceo (la cui frequenza era proibita alle ragazze) e si iscrisse all’Università di Vienna, dove ebbe come insegnante Ludwig Boltzmann che la affascinò con le sue complessità di scienziato anticonformista e rigoroso, col pensiero assediato da una cupa malinconia per l'esistenza umana, messa di fronte ai propri limiti nei confronti dell'infinitezza della conoscenza. L'interesse principale della giovane Meitner in quegli anni era la radioattività, che all’epoca appariva una moderna forma di alchimia in mano agli scienziati. Su raccomandazione di Boltzmann si trasferì a Berlino dove le donne non erano ammesse all’Università. Sarà Max Planck a fare eccezione per il suo talento. A Berlino ha inizio un sodalizio professionale con Otto Hahn, suo coetaneo e uno dei maggiori chimici del Novecento. Il loro rapporto durerà per i seguenti 60 anni e sarà più difficile da descrivere delle orbite tracciate dagli elettroni su un nucleo atomico. Per la Meitner fu, probabilmente, un amore addomesticato in un’amicizia carica di affetto. La loro collaborazione scientifica si consumò per intero in laboratorio, senza mai nemmeno una passeggiata o una cena fuori, ma la loro relazione fu anche un intreccio di franchezza, passioni comuni, durissimo lavoro, ambizioni, meschinità, gesti grandiosi e sensi di colpa.

Il lavoro con Hahn si svolge a partire dal 1907 nei sotterranei dell’istituto  di chimica.
Lise entra dalla porta riservata ai bidelli e va in bagno nel ristorante di fronte, poiché l’istituto ha i servizi solo per gli uomini. Solo nel 1912, dopo una lotta con l’amministrazione universitaria, Hahn riesce a farle ottenere uno stipendio. La comunità scientifica comincia a parlare di lei. Einstein la descrive come “la nostra Madame Curie” e la stessa scienziata francese ne apprezza i lavori. Alla fine della prima guerra mondiale Hahn e la Meitner consacrano le loro ricerche scoprendo un nuovo elemento chimico, chiamato protoattinio. Lise procede di successo in successo fino alla nomina di professoressa di fisica nucleare sperimentale all’università di Berlino. Gli anni ’30 la vedono in prima linea con i maggiori fisici del mondo (il gruppo romano di Via Panisperna capeggiato da Fermi e quello parigino dei coniugi Joliot – Curie) per spiegare il comportamento di alcune sostanze radioattive che si formano colpendo i nuclei di atomi con protoni e neutroni. In pratica i maggiori fisici del mondo danzavano incessantemente attorno al totem degli elementi transuranici. Erano convinti che questo bombardamento sui nuclei di uranio dovesse dare vita ad elementi più pesanti dell’uranio, nati dall’incorporazione dei neutroni. Il problema era che dalle analisi chimiche, ciò che si formava dal bombardamento, era lontanissimo dal comportarsi come un elemento transuranico. 
È su questo che lavorano anche Otto Hahn e Lise Meitner mentre la Germania cade nel sonno di piombo del  nazionalsocialismo e poi nell’incubo delle persecuzioni agli ebrei. Nonostante per Lise essere ebrea significasse soltanto una casella sbarrata nel certificato di nascita, le viene proibito di insegnare a partire dal 1933. Hahn, che era un oppositore del nazismo, minaccia le dimissioni da professore in segno di solidarietà ai colleghi ebrei, ma poi si reca quotidianamente in laboratorio, dove lo chiamano la passione e l’ambizione per un Nobel che sente vicino. Anche Lise, confidando nella sua cittadinanza austriaca, decide di rimanere a Berlino, pur priva di titoli accademici, come se la storia che coinvolgeva drammaticamente altri uomini e altri colleghi fosse un fastidioso rumore di sottofondo nell'inaccessibilità del suo laboratorio. Anche lei sente che è vicino il premio Nobel a coronamento della propria carriera. Quando nel 1938 l’Austria viene annessa al Reich, Lise diviene cittadina tedesca, con la concreta possibilità di  essere internata in un lager. La salveranno alcuni colleghi olandesi, organizzandole una fuga in Svezia attraverso i Paesi Bassi. Al momento di partire Hahn le regala l’anello di diamanti della madre, per corrompere la polizia nel caso fosse fermata alla frontiera. 
La fuga ha successo, ma all’istituto Nobel di Stoccolma che la ospita, la nuova arrivata non riceverà una buona accoglienza dal direttore, che non tollera donne intorno a sé. La Meitner in quegli anni lavora come può, senza laboratori e strumenti, ma continuando a corrispondere con Hanh che prosegue le ricerche col giovane chimico Fritz Strassmann, anch’egli oppositore del regime nazista. Nel Natale del 1938 Lise riceve una lettera da un sempre più perplesso Otto, disperato dall'incomprensibilità dei risultati di laboratorio. Bombardando l’uranio con neutroni lenti, anziché trovare elementi transuranici, lui e Strassmann hanno riconosciuto elementi radioattivi del bario, un elemento molto più piccolo dell’uranio.
La Meitner legge la lettera durante una passeggiata per i boschi insieme al nipote Otto Frisch, anch’egli chimico, impiegato in Danimarca e che era venuto a trovarla per le vacanze di Natale. Si racconta che i due siano stati sorpresi da una nevicata durante la quale Lise nota un fiocco di neve che si sdoppiava. Come per la mela di Newton, ogni qual volta cade un velo alla natura delle cose, preferiamo raccontarlo come un volontario strep-tease piuttosto che come uno stupro. Ispirata da questa visione la Meitner comprende, esclusivamente per via teorica, che il nucleo di uranio sottoposto a bombardamento si era rotto e che durante il processo, che chiama fissione, una parte della sua massa si è trasformata in energia secondo la nota equivalenza di Einstein. Comunica per lettera le sue conclusioni alla rivista Nature che le pubblica nel febbraio 1939 generando grandi manate sulle migliori fronti del secolo ventesimo, sbalordite per non esserci arrivate per prime. Otto Hahn e Fritz Strassmann pubblicano quasi contemporaneamente una descrizione dell’esperimento e, di fronte allo scalpore che ne segue, Hahn insiste per minimizzare il ruolo della Meitner. In un certo senso il suo era un comportamento obbligato. Non poteva dichiarare di aver tenuto nascosto agli scienziati nazisti la propria scoperta e di avere chiesto lumi ad una collega ebrea in esilio. Proprio per non compromettere il collega, anche Lise si astiene dal divulgare le lettere in cui Hahn le chiede aiuto per interpretare il fenomeno. La strada per l’ordigno a fissione nucleare è ormai segnata. Oppenheimer, nel 1943, vorrebbe coinvolgere Lise nel progetto Manhattan, ottenendo un deciso rifiuto: "non voglio avere niente a che fare con una bomba". Nel cuore di una notte di estate boreale del 1945, una telefonata comunica a Lise Meitner che il suo fiocco di neve è esploso su Hiroshima devastandola. La stessa notizia sconvolge Otto Hahn, catturato dagli alleati e recluso con altri scienziati a Cambridge, dove lo raggiunge anche la notizia dell’attribuzione del premio Nobel per la chimica. A guerra finita, nel dicembre 1946, alla premiazione per il Nobel, Otto Hahn non nomina neppure la collega con cui ha diviso per 30 anni il laboratorio. L'ormai settantenne Meitner ripeterà sempre che il collega ha meritato il premio. In una famosa lettera privata, invece, non gli risparmia la propria franchezza per l'atteggiamento di compromissione con il nazional - socialismo, un rimprovero che, in fondo, rivolgeva anche a sé stessa per i suoi anni berlinesi da ebrea austriaca:  «Avete lavorato tutti quanti per la Germania nazista, per placarvi la coscienza avete aiutato qua e là un perseguitato, ma avete lasciato che milioni di esseri umani fossero assassinati senza la minima protesta.»

In quello stesso 1946 è invitata ad una serie di conferenze negli Stati Uniti. La rivista Time la nomina donna dell'anno, altri giornali la presentano assurdamente come “Madre della bomba atomica” o, addirittura, come la donna che ha lasciato la Germania con la bomba nella borsetta. Frastornata da questo clamore, Lise che aveva consumato la sua vita tra una disciplina di tipo orientale e la poesia della rinuncia, sembra recedere dal suo personaggio rigoroso e mostra, in una lettera alla sorella da anni emigrata negli Stati Uniti, la propria tenerissima preoccupazione per gli abiti da indossare per l'occasione. Dagli anni '50 Lise Meitner si dedica esclusivamente a sostenere la causa delle donne nella scienza e nelle posizioni di responsabilità. Disse: “Io amo la fisica, tanto da non poter immaginare la mia vita senza di essa. E’ come una specie d’amore verso qualcosa o qualcuno a cui si deve molto. Ed io che spesso scopro di avere dei rimorsi di coscienza, sono un fisico senza nessuna cattiva coscienza”. Nel 1966 il premio Fermi viene attribuito a Lise Meitner, Otto Hahn e Fritz Strassmann, ricomponendo la fissione di trenta anni prima. Dal dopoguerra Lise Meitner continuerà a corrispondere affettuosamente con Otto Hahn fino alla morte di lui, nel luglio del 1968, di cui non venne informata. Lise lo seguirà appena tre mesi dopo, a novanta anni: un ultimo fiocco di neve che si sdoppia.



Fonti, rimandi, ispirazioni e fanatismi:
La biografia dell'enciclopedia delle donne
La pagina di wikipedia
La lettera integrale di Lise Meitner ad Otto Hahn
La forza nell'atomo. La vera vita di Lise Meitner di Simona Cerrato e Anna Curti. Ed. Editoriale Scienza

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