sabato 8 ottobre 2011

A un vice vincitore nel pallone



Essendo il calcio un' opinione, nessuno potrà vietarmi di sostenere che esistono i fondamentali in campo e sono quell'insieme di abilità tecniche che riescono ad imprimere al pallone traiettorie obbedienti al credo degli allenatori, e fondamentali fuori dal campo. Questi (non meno aerei e di geometrica ripetizione) si basano sulla gamma ristretta di espressioni che accontentano da decenni tifosi e giornalisti nel dopopartita. Si potrebbe raccontare anche così la storia di Luciano Bodini, per luoghi comuni.

Nella stagione 1984/85 la magnifica Juventus di Platini e Boniek, Cabrini e Rossi, Tardelli e Scirea, si trova improvvisamente in crisi. Ha perso il derby col Torino ed incassato 4 gol a Milano con l’Inter. E', insomma, uno di quei momenti in cui ci vogliono i fondamentali: i giocatori si guardano negli occhi negli spogliatoi, si ripetono che si gioca in 11, ma  vince la squadra che fa più gol (che non è sempre quella più forte), si consolano dicendosi l’un l’altro che non erano fenomeni prima, ma non sono brocchi adesso e che il campionato è ancora lungo. E poi ci sono i giocatori della panchina, quelli che dopo aver messo in difficoltà il mister in allenamento devono farsi trovare pronti per il loro momento. E a mettere in difficoltà il mister, nel nostro caso Giovanni Trapattoni, è Luciano Bodini, eterna riserva della Juve, chiamato per scelta tecnica a sostituire il portiere titolare Tacconi.
Bodini sta per scrivere le pagine più belle di una incredibile carriera quasi esclusivamente vissuta da vicario, ma la sua storia non merita di aggirarsi tra luoghi comuni e negli anni ha preso a frequentare le stanze della poesia e della letteratura. Non faccio per dire. Il primo ad innamorarsi di lui, candidamente, fu Vladimiro Caminiti, che lo definì un cuore puro, da vero juventino. Negli anni si sono aggiunti Nicola Calzaretta che ne ha fatto il protagonista di un libro dal formidabile titolo “Secondo me - una carriera in dodicesimo” (ahinoi introvabile) e il poeta Fernando Acitelli, che gli ha dedicato una poesia inclusa nella raccolta “La solitudine dell’ala destra”.

Quando è chiamato a sostituire Tacconi, Bodini è alla Juventus già da 6 anni. Vi è arrivato venticinquenne nella stagione 79-80 dopo un paio di  brillanti campionati nell’Atalanta. È la riserva del monumentale Dino Zoff che di anni ne ha già 37. Ai mondiali argentini del 1978 il portiere della Nazionale aveva subìto da olandesi e brasiliani un paio di gol da oltre 30 metri e gli immancabili critici insinuano che cominci a mancargli la vista. Zoff, tuttavia, percorre il suo viale del tramonto con il passo di un imperatore in trionfo e, quattro anni dopo, al termine della stagione 1982/83, Bodini non ha ancora giocato un minuto in una gara ufficiale.  Rimane in panchina ad ascoltare dalla radiolina Ciotti che si scusa con Ameri e Luzzi che interrompe il racconto del rigore decisivo del campionato per avvisare urbi et orbi che, in serie B, la Sambenedettese ha accorciato le distanze. Bodini non si lamenta della situazione, è un bravo professionista, non fa polemiche, si allena due volte al giorno tutti i  giorni e la domenica si accomoda in panchina ad incitare i compagni e ad aggiornarli sui risultati dagli altri campi. Nel maggio 1983, a campionato ultimato, Zoff dà due annunci. Pubblicamente comunica ai giornalisti il ritiro dal calcio giocato e privatamente a Trapattoni il suo sta bene per far giocare “il ragazzo” nelle restanti partite di Coppa Italia. Il ragazzo ha 29 anni ed è proprio Luciano Bodini che può finalmente debuttare, indossando la maglia del titolare, con la Juventus. Bodini si tuffa, esce in presa alta, si distende a respingere un rigore, raccoglie i passaggi all’indietro (allora si poteva), rilancia l’azione dei compagni. È tra i protagonisti della vittoria  in Coppa Italia e, durante l’estate, anche di quella al Mundialito per club. Si può capire, così, come all’inizio della nuova stagione, Bodini mastichi amaro per la comunicazione di Trapattoni che annuncia il nome del nuovo portiere titolare: Stefano Tacconi. Uno bravo, ma ancora giovane e che ricorda più un moschettiere del re che un portiere.
Bodini torna a sedersi in panchina, anche se mette la sua firma sullo scudetto di quell’anno disputando 7 gare in sostituzione di Tacconi, infortunatosi ad un dito.

Nel novembre del 1984, quindi, Bodini è come quel tenente di Buzzati che presidia con pochi compagni la sua fortezza nel deserto di bordo campo. Alla decisione di Trapattoni che lo promuove titolare, però, per lui arriva l’intera Nazionale dei Tartari nella sua formazione più agguerrita. All’orizzonte dell’area di rigore Bodini vede presentarsi campioni come Socrates, Maradona, Vialli, Rush, Virdis, Galderisi, Elkjiaer, Pruzzo, Graziani, Altobelli, Rumenigge, Tigana, Giresse. Lui ne respinge gli attacchi tutte le volte che può. Dà sicurezza alla squadra, che si risolleva in campionato, debutta anche sul palcoscenico internazionale vincendo in gara unica la Supercoppa europea contro il Liverpool e segnalandosi tra i protagonisti nel passaggio dei quarti di finale di Coppa Campioni. Gioca anche le semifinali con il Bordeaux, respingendo a pochi minuti dalla fine un tiro di Tigana che avrebbe potuto portare i francesi ai supplementari. Con l’abitudine di stringere la maglia tra i denti per trovare la concentrazione e poco propenso a far parlare di sé, Bodini si dimostra un portiere di assoluta sicurezza tanto da mantenere il posto da titolare nonostante una frattura al naso rimediata contro la Sampdoria.
Alle sue spalle, però, quel Capitan Fracassa di Tacconi lavora duro e non solo in allenamento. Certo il rivale di Bodini è un ottimo portiere, ma è anche un personaggio dal carattere schietto e polemico: meglio di un ufficio stampa per ingraziarsi le simpatie dei giornalisti. Periodicamente Tacconi rilascia dichiarazioni sferzanti nei confronti del collega e si lamenta del trattamento a cui lo sottopone la Juventus. La società lo multa, tiene duro finché può, ma alla fine cede. La finale di Coppa Campioni di Bruxelles, quella della tragedia dell’Heysel, vedrà in campo Tacconi.

Bodini stavolta ci resta male davvero. Nessuno ha qualcosa da rimproverargli e quella finale se l’era guadagnata tutta. Ma il pallone spesso irride i meriti e fa rotolare lontano la gratitudine. Non sarebbe rotondo. Luciano pensa di lasciare la Vecchia Signora, ma Boniperti, con cui ha un rapporto quasi filiale, lo convince a rimanere, riconosce la sua importanza per la squadra. Finisce, lui che era famoso per la sua parsimonia, per assicurargli i premi partita come a un titolare. Bodini rimarrà in bianconero fino al 1989. In quelle dieci stagioni, tra campionati e coppe ha disputato 45 partite subendo 35 gol. Per altre 300 volte si è accomodato in panchina che è diventata per lui un luogo di disciplina in cui tenere a bada i sogni, narcotizzare le aspettative e preparare il gesto, rapido, ma definitivo che appartiene a qualsiasi artista: provare il proprio valore nel breve spazio di tempo che la sorte gli ha concesso.

La poesia che il poeta Acitelli gli ha dedicato recita:


Ci sarebbe voluta una tonsillite
di Zoff, perché tu una domenica
giocassi…
Che grado avevi? Di quale gloria
fosti “vice”?


Erano le uscite il tuo meglio,
ma 80 000 spettatori insieme mai
le videro…


Però tu, per me, ci fosti…

Luciano Bodini che ha saputo rialzarsi anche da momenti privati difficili, si è ritirato dal calcio giocato per allenare i ragazzini, perfezionare la propria passione per la pittura  e dedicarsi alla famiglia. Ha mantenuto una mirabile sobrietà anche quelle volta in cui è stato chiamato a commentare le controverse vicende della sua amata Juventus. Perché “Erano le uscite il tuo meglio”, anche quelle di scena.

*Per questo post ho saccheggiato la memoria di mio fratello Antonio e di Giuseppe Tumino, due juventini convertitisi, mi pare, all'agnosticismo calcistico.
Ringrazio anche Giuseppe Pollicelli che, invece, mantiene tutta la fedeltà e l'amore che si deve ad una Vecchia Signora e che non si è tirato indietro alle richieste di un lupacchiotto giallorosso.

Fonti, ispirazioni, rimandi e fanatismi:
L'immancabile voce enciclopedica on line: http://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Bodini
Un'intervista a Bodini: http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2008/02/luciano-bodini.html
Il racconto francese, leggermente di parte, della semifinale di Coppa Campioni: http://www.oldschoolpanini.com/2010/09/bordeaux-juventus-1985.html
La miniera d'oro storico statistica per gli juventini: http://myjuve.it


Secondo... me. Una carriera in dodicesimo di Nicola Calzaretta Ed. Libri di sport
La solitudine dell'ala destra di Fernando Acitelli Ed. Einaudi