giovedì 4 luglio 2013

All'ultimo secondo

Con il post del 4 luglio dedicato a Giusto Pio, chiudo il blog che mi ha accompagnato in questi due anni attraverso 26+1 (l'aggiunta è dovuta alla nascita mia secondogenita Bianca, non preventivata ) biografie di uomini e donne quasi illustri. Mi è piaciuto trattare dei secondi per la grande bellezza che, mi pare, possieda in sé questa approssimazione se paragonata all’assoluto rigore dei primi. Avevo altri nomi segnati o segnalati che "magari, chissà, alle volte, in futuro, sotto altre forme...".
 Nel ringraziare quanti mi hanno seguito li lascio qui per i rimpianti o i sospiri di sollievo:

Arturo Salieri
Powaqqatsy
Beppe Viola
Hendrik Antony Kramers
Didier Pironi
Raymond Poulidor
Astutillo Malgioglio
Juan Rodolfo Wilcock




Giusto Pio: se ne consiglia la lettura ad un volume basso.

A Phil di cui ero fan ed adesso sono amico.




Chissà a cosa pensava Franco Battiato nel 1993, quando chiuse una sua canzone identificando il diavolo in un violinista. Per circa 15 anni, infatti, discreto e geniale, come suo braccio destro aveva avuto un maestro di violino che nell’incredibile nome di Giusto Pio custodiva ben altre appartenenze.

Nato nel 1926 nel cattolicissimo Veneto, giovanissima staffetta nella formazione patriottica di Tina Anselmi, studente di violino per ripiego (il pianoforte costava troppo), il luogo più malfamato che Pio aveva frequentato per decenni era stato l’orchestra della RAI, dove lavorava come violino di concertino, ovvero  vice primo violino. Almeno fin quando il diavolo ci mise la coda per davvero, segnatamente quella del pianoforte di Antonio Ballista, musicista amico di Franco Battiato. Ballista pregò il maestro Pio di accogliere il giovane e promettente compositore siciliano come suo allievo. Era il 1978 e prima di allora per il violinista veneto il pop era stato solo un’occasione per guadagnare soldi come turnista in sala d’incisione. Per il resto la musica leggera era severamente bandita da casa Pio, almeno in presenza del capofamiglia. Di fronte alle insistenze del collega Ballista, Giusto Pio tentenna, poi, spinto dai figli e dai loro ascolti carbonari del Battiato sperimentale, accetta di ricevere l’allievo esclusivamente le domeniche pomeriggio di cattivo tempo. Battiato si presenta a casa Pio con puntualità irritante, anche quando il tempo è buono e nel rapporto tra allievo e maestro i due scoprono insospettabili affinità. Li lega un’insofferenza per la cultura aulica e paludata dove la mancata soggezione di Battiato per l’ordine culturale costituito trova sponda nell’intolleranza di Pio per le tirannie dei direttori di orchestra sugli orchestrali, servi della gleba in catene sul terreno della musica colta, di cui solo il direttore è in grado di gustare i frutti. Dirà in un’intervista: “Sulla musica classica pesano certe imposizioni secondo le quali Brahms va eseguito in quel solo modo, Mozart esige quel vibrato. Pesa insomma la rigidità degli schemi che si applicano all’interpretazione.” E le esigenze tecniche dell’interpretazione otturano il canale comunicativo del suono, per cui il pubblico della classica più che ascoltare la musica ascolta l’esecuzione della musica.
Per Pio è insopportabile che ci siano dei supponenti ad esercitare l’arte del comando, mentre ai peones in smoking non resta che ubbidire anche di fronte alle cialtronerie. L’anti accademismo di Franco Battiato, quindi, è per Giusto Pio una sorte di lasciapassare che lo libera dalle corvée orchestrali e lacera finalmente il diaframma tra esecutore e pubblico. I due iniziano una collaborazione che si consuma all’inizio nei circuiti musicali alternativi. Il set scenico prevedeva delle improvvisazioni con Battiato seduto a terra e Giusto Pio a suonare il violino sopra la sua testa, spesse volte con performance strazianti di cui i più coraggiosi possono ascoltare dei saggi nell’album “Juke Box”. Anche Pio edita un suo primo lavoro su LP. Il titolo, “Motore immobile”, riflette lo spirito religioso del maestro e, nella dicitura "si consiglia l'ascolto a volume basso", ne rivela anche l'indole umana.

La svolta che darà inizio ad una delle più originali avventure del pop italiano avviene un giorno, a tavola, quando Battiato propone al maestro di scrivere canzoni, affrontando il giudizio del mercato. E sul mercato, fino ad allora, il cantautorato italiano aveva sovente pagato con falsa moneta. Sotto la patina dorata dei testi, infatti, partiture, schemi e regole musicali occultavano regolarmente il marchio di conio del jazz, oltre ad una certa povertà armonica. Battiato e Pio, come autori di musiche ed arrangiamenti, cominceranno a lavorare valorizzando proprio le parti armoniche. I primi esperimenti di un certo successo riguardano Alice per cui confezionano “Il vento caldo dell’estate” una canzone che si fa beffa anche dei canoni del pop, poiché il ritornello manca totalmente della parte ritmica, sostituito da accordi di organo. E con la dissacrazione che sarà il marchio di fabbrica di quegli anni, sempre per Alice firmano il successo Sanremese di “Per Elisa”, brano di aggressiva anti melodia, allusiva per contrasto alla placida soavità Beethoveniana. Nel frattempo anche i primi album pop di Battiato destano l’interesse del grande pubblico. All’inizio degli anni ’80, tuttavia, Giusto Pio si divide ancora tra i concerti del venerdì sera nella Sala del Conservato­rio, in abito scuro a code, e quelli delle tournée con Battiato affrontate con l'abbigliamento di un impiegato del catasto e il sorriso enigmatico tipico della sua espressione. Il successo travolgente arriva all’improvviso e senza gradualità. I palasport si riempiono e la curiosità di molti si appunta su questo signore di mezza età (19 anni lo dividono da Battiato) che suona il violino in mezzo a giovani patrioti di una musica nuova, che fonde oriente e mitteleuropa, Wagner e i muezzin, i Balcani e il Mediterraneo, senza dare punti di riferimento all’ascoltatore, travolto da prostitute libiche, gesuiti euclidei e meccaniche celesti perfettamente incastrate su sonorità inaudite. Il neo pensionato dell’orchestra RAI Giusto Pio, a quasi 60 anni, diventa una specie di imperturbabile rock star in golfino e pantaloni di panno. Nel giro di pochi anni Battiato e Pio fanno musicalmente scuola con arrangiamenti accattivanti che introducono nelle canzonette voci megafonate, cori lirici, campionamenti e risonanze della musica classica, potendo anche giovarsi di straordinarie interpreti come Giuni Russo e Milva per le loro arditezze sonore. Pio, che ha una presenza scenica alla Buster Keaton e l'aria di chi è capitato lì per caso, appare anche negli stralunati video musicali del tempo come un alter ego compassato dello stesso Battiato. Il successo travolgente dell’album “La voce del padrone” lo porta ad uscire allo scoperto in prima persona con “Legione straniera” un disco strumentale di musica pop. Dice:  “L’aver lavorato con Franco in maniera netta e senza preconcetti mi fece vedere il pop sotto un’altra luce. […] Si lavorava privi di paraocchi e steccati. Questa fu la grande lezione di Franco, capii che alcuni brani di – chessò – Paul McCartney non avevano nulla da invidiare a Schumann, ad esempio.” Il disco, zeppo di esotismo e trainato dalla magia aliena del singolo, finì addirittura in classifica e in TV dove qualcuno, a causa di una innegabile somiglianza, confuse Pio con Enzo Biagi che ostentava una fino ad allora occulta passione per il violino.

Il maestro di Castelfranco Veneto accompagnò nel corso degli anni ’80 tutta la carriera di Battiato come coautore delle musiche, contribuendo anche al suo successo internazionale e diventando, col tastierista Filippo Destrieri, un inconfondibile marchio del suono Battiato. Nel 1989 Pio, grande ammiratore di Giovanni Paolo II, convince il musicista ad accettare l'invito a suonare alla Sala Nervi al cospetto del Papa. Il cantate siciliano si presentò in tenuta nera, mentre Pio, con il suo maglioncino, era tutto vestito di bianco, in un involontario quanto rivelatore Yin e Yang Vaticano.
A partire dagli anni ‘90 Giusto Pio si congeda da Battiato col suo stile, cominciando a diradare le collaborazioni. “Mi sono fatto troppo vecchio – dirà – non voglio essere un peso e voglio lasciare un buon ricordo.” E come promemoria aveva liberato dalle corde del suo violino un ultimo capolavoro di transizione tra il pop e l’avanguardia: “Note” un album sospeso tra severità e tenerezza, pieno di intimismi e crepuscoli, ripiegato sull’infanzia dei nipotini, sui ricordi avventurosi del Capitano Nemo e sulle visite di arcane presenze. Per Battiato, con cui ancora oggi si danno del lei, avrà parole di gratitudine ed affetto: “Franco mi è figlio e padre, amico e fratello è parte di me e la migliore.”

Nelle opere di una fertilissima maturità Giusto Pio darà voce ai martiri di Piazza Tienammen (ma per pudore preferì farsi suggerire da Battiato un titolo estraneo ai fatti: “Attraverso i cieli”) e creerà una messa di popolo in onore di papa Wojtyla in cui trovano spazio il suono delle pulsar, le voci della NASA, il tifo della nazionale, il martello pneumatico, la risonanza magnetica. Finalmente può dedicare un po’ del suo tempo anche alla moglie Maria con cui è sposato da più di 60 anni e che chiama “la mia ragazza”, sentendosi in Paradiso quando le stringe la mano sul divano, alla sera, davanti alla TV. Creativamente inarrestabile compone nella sua casa di Castelfranco Veneto non più per il mercato, ma in occasione di installazioni pittoriche o ispirato dall'attualità o dai suoi monti, oltre a dedicarsi alla pittura astratta. Nell’ultima intervista concessa in occasione del suo 85esimo compleanno si è detto stupito per l’affetto che lo circonda e di fronte alle insistenze dell’intervistatore ha affermato “C’è gente che salva delle vite ogni giorno, quelli dovrebbero avere dimostrazioni di affetto, di quelli bisognerebbe parlare sempre. Invece si parla solo di quattro canzoni”. Siamo d’accordo, ma se di quelle quattro canzoni, tuttavia, si volesse comprendere qualcosa, si sappia che Giusto Pio è una figura chiave, fosse anche solo quella di violino.


Fonti, rimandi, ispirazione e fanatismi:
Il sito ufficiale
Il video di Legione straniera
Al violino con Battiato -1
Al violino con Battiato -2
Giusto Pio parla della moglie
Dedicato a Giusto Pio a cura di A. Zanellato e M. Sernaggiotto ed Danilo Zanetti.