martedì 13 novembre 2012

L'uomo che chiese l'età ad una vecchissima signora

Nel 1953 il genere umano conosceva un mucchio di cose su di sé e sul mondo che gli girava intorno: sapeva che la materia è organizzata in atomi e ne aveva sperimentato la terribile potenza, aveva appreso che per milioni di anni il pianeta era stato dominato da esseri informi e da insetti giganti con le mandibole d'acciaio, sapeva che i caratteri dei viventi sono scritti sui geni e che questi si trasmettono da una generazione alle successive, era consapevole anche di abitare in un luogo periferico di una galassia come miliardi di altre, tutte in allontanamento fra loro secondo leggi che sfuggono al senso comune. Curiosamente non era riuscito a stabilire quanto antica fosse la Terra, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto. La faccenda non era di semplice soluzione ed aveva fatto arrovellare le menti più splendide dei secoli passati. Il primo a provarci era stato l’arcivescovo irlandese James Hussher. Nel 1650, Bibbia alla mano, dichiarò con una precisione che fa quasi tenerezza l'ora esatta della creazione terrestre: mezzogiorno del 23 ottobre 4004 A.C.
Ci vollero oltre cento anni perché Georges – Louis Leclerc, conte di Buffon, potesse avanzare un’ipotesi più scientifica. Da alcuni suoi calcoli, che gli valsero una minaccia di scomunica, dedusse un’età per la Terra di 168.000 anni. Da lì in poi fu un susseguirsi di tentativi: ai tempi di Darwin l’età della terra si stimava vagamente in alcuni milioni di anni e lo stesso autore dell’Origine della specie la calcolò in 306.662.400 pignolosissimi anni. Un’autentica autorità scientifica dell’Ottocento come Lord Kelvin, nel 1897, aveva assestato la sua stima sui 24 milioni. Agli inizi del '900, quando l’interesse per la geologia andava gradualmente scemando e il mondo si rivolgeva adorante alla fisica, fu Samuel Haughton ad annunciare che, secondo i suoi calcoli, la Terra aveva 2 miliardi e 300 milioni di anni. “Esagerato!” gli risposero in coro i colleghi, quasi con dileggio. Punto sul vivo Haughton rifece i calcoli e, pur utilizzando gli stessi dati,  si corresse: la Terra aveva 153 milioni di anni.
All'alba del ventesimo secolo, tuttavia, i fisici avevano realizzato una scoperta quasi alchemica: alcuni elementi, detti radioattivi, decadono in altri elementi (ad esempio dopo un certo periodo un atomo di uranio decade in un atomo di piombo) e questo processo avviene in una quantità costante di tempo. La scoperta apriva la strada ad applicazioni molto varie in campo medico, militare e delle scienze naturali.
Quest’ultima fu la strada percorsa da Clair Patterson, un mite chimico nativo di un piccolo paesino dello Iowa. Patterson era specializzando al California Institute of Technology (per gli amici Caltech) quando il professore che lo seguiva nella tesi, conoscendone la precisione e l’abilità, gli affidò un compito noiosissimo, ma che lo avrebbe reso famoso: misurare le infinitesime quantità di uranio decaduto in piombo presente in rocce molto antiche, per stabilire l’età della Terra. “Sarà un gioco da ragazzi” lo incoraggiò prima di sparire. Il gioco durò, invece, dal 1948 al 1953. Il fatto era che Patterson continuò per anni e anni ad ottenere risultati sconfortanti, riscontrando nelle rocce livelli di piombo oltre 200 volte superiori a quanto si aspettava. Alla fine, poiché era sicuro della correttezza delle proprie analisi, si rassegnò al fatto che i campioni di roccia dovessero essere in qualche modo contaminati. E poiché non era facile trovare rocce terrestri abbastanza antiche, pensò di analizzare i frammenti dei meteoriti. Si trattava di una soluzione ardita, ma geniale. I meteoriti, infatti, sono materiali coevi alla formazione del sistema solare e quindi anche della Terra e avrebbero rivelato, con buona approssimazione, l’età del pianeta. A corto di fondi, si auto progettò un laboratorio sterile e riprese a lavorare duramente. Nel 1953 era pronto a strabiliare la comunità scientifica con la sua datazione: 4,55 miliardi di anni, con un margine di errore di 70 milioni. Alcuni colleghi, soprattutto cosmologi ed astronomi, non la presero bene e passarono il resto della loro vita a contestargli il numero. Tutte le misurazione effettuate da allora e fino ad oggi, però, hanno confermato l’età stabilita dall'oscuro ricercatore dello Iowa.
Patterson, tuttavia, era incuriosito dall’episodio delle rocce contaminate che gli aveva rubato interi anni di studio. Si era convinto, a fronte dello scetticismo generale, che quella presenza anomala di piombo fosse di natura antropica. È a questo punto che la sua storia si incrocia con quella di Thomas  Midgley, uno scienziato alla Dick Dastardly, spettacolare, sfortunato e calamitoso. Nel 1932, infatti, Midgley scoprì che addizionando alla benzina il piombo, questo agiva da anti detonatore, eliminando il problema del motore che batte in testa. Il nuovo composto si chiamava piombo tetraetile e gli impianti che lo producevano rivelarono presto enormi problemi di tossicità con diversi operai morti o portati alla follia dai vapori chimici. A fronte dello scandalo scoppiato all’epoca, Midgley, che era un dipendente della General Motors e aveva quote azionarie nell'azienda di produzione del composto di piombo, si presentò ai giornalisti annusando una bacinella di piombo tetraetile, affermandone l’innocuità. Nel 1941 Midgley identificò anche un gas che consentiva ai frigoriferi di funzionare senza rischi di esplosioni. Si trattava del freon, quella sostanza che per decenni ha divorato fino ad assottigliarlo, tonnellate dello strato di ozono che protegge il pianeta. Mentre era sicuramente cosciente dei danni arrecati dal piombo, Midgley non seppe mai che la sua seconda scoperta, per cui ricevette prestigiosi riconoscimenti, gli sarebbe valsa l’epiteto di uomo che ha avuto sull'atmosfera un impatto superiore a quello di qualsiasi altro essere vivente. Ammalatosi di poliomielite, morì nel suo letto, strangolato da un sistema di corde che egli stesso aveva inventato per sollevarsi. 
Se Midgley per denaro aveva riempito di piombo il prossimo più di un infallibile bounty killer, Patterson dimostrò di essere fatto di tutt'altra pasta. Ricevuto un finanziamento da società petrolifere per studiare i sedimenti marini, si accorse che i livelli di piombo contenuti nelle acque delle profondità dell'oceano  contenevano da  3 a 10 volte meno metallo rispetto alle acque di superficie e che questo doveva essere dovuto ai gas di scarico delle automobili finiti in circolo nell'atmosfera. Patterson non ebbe remore, quindi, a dichiarare che il piombo in eccesso era da attribuire alla benzina. Si può immaginare l'entusiasmo con cui fu accolto il risultato dai finanziatori della ricerca. Contro Patterson la lobby petrolifera scatenò una guerra vera e propria: venne boicottato in tutti i modi e le società intevennero sul Caltech perché gli fossero tagliati i fondi della ricerca. Grazie ad alcuni colleghi, però, lo scienziato potè realizzare un ennesimo colpo di genio. Si recò al Polo Nord ed inaugurò la moderna metodologia di ricerca del carotaggio dei ghiacci. In questo modo si accorse che i livelli di piombo atmosferici avevano cominciato ad aumentare costantemente e pericolosamente a partire dagli anni '30 del Novecento, in coincidenza della diffusione del piombo tetraetile nei carburanti.
Senza più dubbi, a partire dagli anni ’60, Patterson dedicò la propria vita alla battaglia per l’eliminazione del piombo dalla benzina e da tutti gli usi umani (veniva ampiamente impiegato anche nell’industria alimentare e delle vernici). In realtà Patterson non aveva finalità ambientaliste. Era partito solo per scoprire quel era il livello naturale di piombo nell’atmosfera, ne aveva riscontrato un eccesso sulla cui dannosità nessuno aveva dubbi e ne aveva dato una spiegazione. Scienza, insomma. Quando però gli ambientalisti usarono i suoi dati per chiedere l'abolizione del piombo, la sua coscienza di scienziato non poteva smentire quello che per lui era un pensiero sillogistico. Ogni qual volta qualcuno glielo chiedeva, Patterson portava i dati scientifici e affermava che il Governo sarebbe dovuto intervenire per limitare la presenza della sostanza. Questo gli suscitò ancora una forte opposizione dei colleghi impiegati nell’industria petrolifera e del piombo in genere e anche di enti governativi indipendenti e commissioni di inchiesta che, quando indagarono sul fenomeno, si guardarono bene dal consultarlo, nonostante fosse la massima intelligenza in materia. A fronte di questo ostracismo Patterson non arretrò di un centimetro dalle sue posizioni. Studiando gli scheletri di uomini vissuti nell’antichità dimostrò anche che essi contenevano 1000 volte meno piombo di quelli dei contemporanei. La mole di dati prodotti era tale che il Congresso degli stati Uniti limitò nel 1970 l’uso del piombo e lo abolì del tutto nel 1986 dalla benzina. Una quindicina di anni dopo il livello di metallo presente nel sangue degli americani era stato abbattuto dell’80%.
Clair Patterson è morto nel 1995, senza aver mai ceduto ad un compromesso. Quando gli chiesero cosa stesse cercando nel suo mestiere, rispose: "l'allegria, l'emozione della scoperta e della comprensione."
La conoscenza dell’esatta età della Terra si colloca tra i più grandi successi della scienza, con importanti implicazioni non solo per la geochimica e la scienza planetaria, ma anche per l'astronomia, la cosmologia, la biologia e persino la religione. Per questa sua scoperta non ottenne il premio Nobel (non è previsto per la geologia, ma avrebbe potuto vincerlo per la chimica) e ottenne scarsissima fama. Basti pensare che alcuni libri divulgativi lo indicano, traditi dal nome non troppo comune, come una donna.
Ebbe pochissimi premi in carriera e quegli stessi non furono motivo di orgoglio “per la consapevolezza della  dignità di uno spirito comune della scienza”. Per questo si disse sempre obbligato ai colleghi che lo avevano aiutato nelle ricerche. Si comportò, insomma, con la fierezza e l'umilità di chi sa come vanno le cose su questo mondo da anni. Per l'esattezza quattro miliardi e cinquecentocinquanta milioni.
Fonti, rimandi, ispirazioni e fanatismi:

Breve storia di (quasi) tutto di Bill Bryson Tea Editore

2 commenti:

  1. A parte che mi pare si scriva "polioMIElite", ottimo articolo, rende omaggio a un illustre (ahimè) sconosciuto che avrebbe meritato ben più attenzione e fama e a cui dobbiamo molto.

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  2. Grazie per la visita e il commento. Ho corretto lo svarione.

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