Pagine

domenica 20 febbraio 2011

La magnifica desolazione del secondo uomo sulla Luna

La differenza tra un eroe dell’umanità e un pupazzo di neve saltellante è esattamente di 19 minuti e un secondo. Tanto trascorse dal momento in cui Neil Armstrong si immortalò poggiando il primo piede umano sulla superficie lunare, a quando fu raggiunto da Edwin Buzz Aldrin, il suo compagno d’avventura della missione Apollo 11. A Neil toccarono i libri di storia e a Buzz la sorte di apparire in uno schermo dietro alle spalle di Sinatra che canta Fly me to the moon, confuso con uno qualsiasi degli altri astronauti lunari con i loro goffi movimenti a balzi e una buffa tuta bianca indosso.
Eppure Buzz era il più serio candidato a diventare il primo essere umano sulla Luna. Era un veterano della guerra in Corea e, tra i 3 astronauti della missione Apollo 11,  il più anziano e quello con più esperienza nello spazio. Aveva conseguito un dottorato in astronautica fornendo contributi approfonditi riguardanti gli incontri tra veicoli in orbita terrestre e lunare, tanto da guadagnarsi il soprannome di “dottor rendez vous”. Anche il caso, questo divertito burattinaio che non sai mai se sia più artista o brigante di passo, sembrava scommettere apertamente su di lui, avendo previsto nel canovaccio della sua vita una madre di nome Moon.
Perché la Nasa scelse Armstrong e non Aldrin, non lo si sa di preciso. Qualcuno pensa che le ostentate simpatie massoniche non abbiano giovato a Buzz. Altri attribuiscono al suo caratteraccio molte inimicizie, che al momento decisivo gli remarono contro. Più probabilmente gli Stati Uniti preferirono affidare il compito ad un civile, quale era Armstrong, per non dare l’impressione al mondo che l’arrivo sulla Luna somigliasse a una conquista militare.
E così a Buzz Aldrin rimase l’etichetta di secondo uomo sulla Luna e un progressivo oblio. Sappiamo che c’era, ma non chi era. È sua, tuttavia, la voce che sentiamo salmodiare le cifre altimetriche che mandarono in bambola Tito Stagno, facendogli annunciare l’allunaggio in anticipo sul resto del mondo. Sono sue anche le prime parole pronunciate da un essere umano su un corpo non terrestre: “Contact light” disse non appena il sensore del modulo lunare accese la spia che gli rivelava di avere toccato il suolo.
E se Armstrong preparò (o improvvisò) quella frase riconoscibile come un verso shakespeariano, sul grande balzo dell’umanità, Aldrin si produsse in un sincero capolavoro poetico sull’estasi e lo sgomento per il paesaggio lunare: “Una magnifica desolazione”.

I due astronauti eseguirono diversi esperimenti scientifici, ma nella memoria collettiva rimangono soprattutto le immagini fotografiche di quell’allunaggio.
Per anni si è creduto che tutte le foto della missione Apollo 11 scattate sulla Luna ritraessero Aldrin e che questo fosse stato un gesto di ripicca di Buzz nei confronti dell’uomo che gli aveva sottratto il primato. Nei dialoghi lunari, in effetti, si può sentire Armstrong che chiede al compagno alcuni scatti, mentre Aldrin risponde frettolosamente di essere troppo impegnato in altre faccende. In verità esistono almeno un paio di foto che ritraggono il comandante di missione, ma tutte di cattiva qualità. E così, sui libri di storia, accanto al nome di Armstrong appare sempre una foto del dio della vendetta Seth con indosso la tuta di Aldrin.
souvenir lunare
Fu solo al ritorno sulla Terra che Buzz si rese conto di essere stato il protagonista del primo evento mediatico della storia dell’umanità e delle aspettative maniacali che si erano concentrate sugli astronauti. Fu con sincera meraviglia che si rivolse ad Armstrong nel delirio di capi di stato, giornalisti, folle pronte ad accoglierli come rock star interplanetarie durante parate fantasmagoriche: “Ci siamo persi tutto, Neil…”
Si erano preparati per anni ad andare sulla Luna, ma non erano pronti a ritornare sulla Terra.
Fu così che giorno dopo giorno la polvere lunare si depositò su di lui, zavorrandolo in una lenta discesa verso la depressione e l’alcoolismo. Già pochi anni dopo il suo viaggio Buzz capisce quanto sia duro interpretare da attore non protagonista il sogno dell’umanità, un sogno che sempre più veniva ricordato come un’anomalia storica, una promessa che non ci ha condotti dove ci si aspettava. Nel giro di tre anni, infatti, l’esperienza che rappresentò una smania collettiva per un’intera generazione bruciò tutta la sua entusiasmante potenzialità e finì per appassire come il sogno colorato dei figli dei fiori, sommerso dal montante conflitto razziale, dal Watergate, dai brutti sogni che tormentavano notte e giorno i reduci del Vietnam. Il mondo cambiava e non nella direzione che sembravano indicare i razzi spaziali. L’avventura che doveva aprire scenari impensabili per il genere umano è finita nel dimenticatoio, ricordata come un’impresa velleitaria, costosissima e sostanzialmente inutile, storicamente incardinata alle ragioni competitive della guerra fredda e recentemente sbiadita nella sua autenticità da uno sprovveduto complottismo.

Una prova dello sbarco: il percorso degli astronauti dell'Apollo 11visto dal satellite 
E mentre Armstrong si difendeva dal suo mito rinchiudendosi in un silenzio quasi claustrale, Aldrin provò a smitizzare l’esperienza. Raccontò in un libro che quei secondi di indugio sulla scaletta che lo avrebbe portato a toccare il suolo lunare erano dovuti ad un’esigenza fisiologica e che, in altre parole, era stato il primo uomo a pisciare sulla Luna. Rivelò un imbarazzante episodio accaduto nel modulo che ospitava i tre astronauti in quarantena, uno spazio angusto in cui dovevano stare accovacciati per affacciarsi dall’oblò che li mostrava al Presidente Nixon e alla folla. Ad un certo punto Buzz si rese conto con orrore che quando avrebbero suonato l’inno nazionale a loro sarebbe toccato alzarsi, esibendo al mondo intero la zona pelvica all’altezza della patta dei pantaloni! 
Il buon umore, tuttavia, non bastò e ci vollero due divorzi e un programma di disintossicazione dall’alcool per  ritrovare l’equilibrio. Oggi Aldrin è diventato il principale testimonial dell’esperienza umana sulla Luna.  Ha imparato, se non altro, a capitalizzare la sua esperienza e se volete una sua foto autografata che lo ritrae sulla scaletta del LEM poco prima di mettere piede sulla Luna (e ovviamente sì, poco dopo aver fatto pipì), dovete sborsare 400 dollari. Sostiene in tutti i modi il ritorno dell’uomo sulla Luna e lo sbarco su Marte, si difende dai molestatori  come Bart Sibrel, che gli intimava di giurare sulla Bibbia di essere stato veramente sulla Luna, assestandogli,  a 70 anni suonati, un pugno alla mascella.

Ballando con la Luna?

A lui si ispira, omaggiandolo, l’astronauta giocattolo Buzz Lightyear, il personaggio dei cartoni Pixar che nelle ricerche su google lo precede per fama (ancora!). In preda ad una frenesia tutta terrestre, ha inciso canzoni rap, collaborato alla scrittura di libri di fantascienza e gialli, partecipato all’edizione americana di “Ballando con le stelle”.

Insieme alla moglie Lois è un infaticabile conferenziere ed è un assiduo frequentatore dei social network Facebook e Twitter. Si legge sul suo sito ufficiale che gli piacerebbe tornare sulla Luna per verificare se le bandiera che piantò oltre 40 anni fa è ancora in piedi.
Adorabile Buzz, che non perdi il senso dell’umorismo e vorresti tornare ancora lassù, dove Warhol ti ha consegnato all’umanità come una colorata reliquia pop.
Io non riesco a sottrarmi al pensiero che per 21 ore il tuo indirizzo è stato sulla Luna, Mare della Tranquillità. A 380.000 chilometri di distanza la Terra dei portentosi continenti, delle forze marine, delle nuove frontiere, di primavere e carri armati, di pietre rotolanti, delle odissee spaziali prossime venture, dei riff lisergici, degli uomini che avevano un sogno, delle gioie, delle speranze e delle angosce moltiplicate per miliardi di esistenze, la Terra non era nulla più che un bagliore riflesso sul casco d’astronauta.



Fonti, rimandi,ispirazioni e fanatismi:

40 anni dopo

Sito ufficiale di Aldrin http://buzzaldrin.com/

Biografia di Aldrin sul sito della NASA http://www.jsc.nasa.gov/Bios/htmlbios/aldrin-b.html
The Apollo 11 flight journal http://history.nasa.gov/ap11fj/

Polvere di luna. La storia degli uomini che sfidarono lo spazio di Andrew Smith – Cairo Editore ISBN: 8860520320
Return to earth di Edwin Buzz Aldrin e Wayne Warga



Nessun commento:

Posta un commento